Iniziamo il nuovo anno riproponendo la nostra rubrica “la poesia della settimana”, invio periodico che riscuote grande entusiasmo tra i nostri amici e il nostro pubblico. La prima poesia del 2019 è dedicata ad un poeta spagnolo, tra i maggiori della sua generazione, profondamente legato al progetto di Casa della poesia e che di recente è stato nostro ospite, Juan Vicente Piqueras. La poesia scelta, “Fossi in te” (Yo que tú), fa parte del volume “Vigilia di restare“, pubblicato da Multimedia Edizioni con la traduzione di Raffaella Marzano. La registrazione della bella lettura di Piqueras è stata realizzata a Casa della poesia lo scorso novembre e la foto di copertina è di Salvatore Marrazzo. Prosegue anche questo nuovo anno l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per una cultuta libera, democratica, condivisa.
Juan Vicente Piqueras
FOSSI IN TE
Fossi in te mi amerei, chiamerei,
non perderei tempo, mi direi di sì.
Non dubiterei più, scapperei.
Darei quello che ho, quello che hai,
per avere quello che dai, che mi daresti.
Mi scioglierei i capelli, piangerei
di piacere, canterei scalza, ballerei,
metterei a febbraio un sole di agosto,
morirei di gusto, non metterei
nessun ma a questo amore, inventerei
nomi e verbi nuovi, tremerei
di paura di fronte al dubbio che fosse
solo un sogno, me ne andrei
per sempre da te, da lì, con me.
Fossi in te mi amerei.
Mi direi di sì, non vedrei
l’ora di correre fino alle mie braccia,
o almeno, che ne so, risponderei
ai miei messaggi, ai miei tentativi
di sapere che ne è di te, mi chiamerei,
che ne sarà di noi, e mi darei
un segnale di vita, fossi in te.
Traduzione: Raffaella Marzano
Juan Vicente Piqueras
YO QUE TÚ
Yo que tú me amaría, llamaría,
no perdería tiempo, me diría que sí.
No dudaría más, escaparía.
Daría lo que tienes, lo que tengo,
por tener lo que das, lo que me dieras.
Me soltaría el pelo, lloraría
de gozo, cantaría descalza, bailaría,
le pondría a febrero un sol de agosto,
moriría de gusto, no pondría
ningún pero a este amor, inventaría
nombres y verbos nuevos, temblaría
de miedo ante la duda de que fuese
sólo un sueño, me iría
para siempre de ti, de allí, conmigo.
Yo que tú me amaría.
Me diría que sí, me faltaría
tiempo para correr hasta mis brazos,
o al menos, qué sé yo, respondería
a mis mensajes, a mis tentativas
de saber qué es de ti, me llamaría,
qué va a ser de nosotros, me daría
una señal de vida, yo que tú.
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