In questo momento così difficile di isolamento necessario e forzato, di perdita di identità di gruppo, proviamo almeno virtualmente a mantenere insieme la nostra piccola comunità offrendo contenuti nuovi e significativi dal nostro grande archivio. Tutta la “famiglia” di Casa della poesia (poeti, operatori culturali, amici, lettori, appassionati e la redazione di Potlatch) si stringe in un abbraccio virtuale che trova nella poesia una forma di resistenza, di riflessione, di consolazione, d’amore, di aiuto, di lotta e di speranza. Dall’eremo di Casa della poesia, in questa rubrica “la poesia che ci salva”, proponiamo “Vaso e tempesta / Jarrón y tempestad” una poesia di un’amica casa di Casa della poesia, Guadalupe Grande. La foto di copertina è di Salvatore Marrazzo. Augurandoci di venir fuori presto da questo incubo, invitiamo come farebbe Izet Sarajlić a stare insieme, uniti e a passeggiare almeno in una poesia. Prosegue l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per una cultura libera e condivisa.
GUADALUPE GRANDE
VASO E TEMPESTA
Come discesa per il fiore sgradevole
Tutti i bagagli
Più leggeri dell’eternità delle vittime
Si disperdono nel mare degli astri di lana verde
Le frontiere, la tromba arcaica, il fiume circolare
I veloci giocattoli della felicità, soprattutto
L’unità dell’errore
Tutti meno fragili dell’eternità delle vittime
Non è giunta alla retina la moltitudine che anima l’amore
Né il sole sotto l’oro mistico distante alla passione di volare
La circolazione dell’acido nella fiorita eredità
Il ponte di fango, le briglia dell’orizzonte
Che incombono sull’enorme marea al crocevia senza tempo
Il leviatano dalle lontane ore
Che divora il vetro della calligrafia, i suoi profumi benedetti
Tutto più spesso dell’eternità delle vittime
Forse i loro, forse le lettere in questo vaso di fiori
Trasportano il sogno della nave perduta
Fino al porto tutto carcassa nel suo inizio marino
Abbracciati nella rotta dei riti
Eternità dell’immobilità barricata
Nel cielo delirante in cui dorme
Piange, avanza, ama, si esilia l’esiliato dalla verità
E si protegge il freddo degli scoiattoli che si nascondono
Come barche di carta di fronte alla tempesta dei legni
Nulla di così evidente come l’eternità delle vittime
Trasparente come la minacciosa bellezza del fiore
Traduzione di Raffaella Marzano
GUADALUPE GRANDE
JARRÓN Y TEMPESTAD
Como descenso por la flor desapacible
Todos los equipajes
Más ligeros que la eternidad de las víctimas
Se dispersan en el mar de los astros de lana verde
Las fronteras, la trompeta arcaica, el río circular
Los veloces juguetes de la felicidad, sobre todo
La unidad del error
Todo menos frágil que la eternidad de las víctimas
No ha llegado a la retina el enjambre que anima el amor
Ni el sol bajo el oro místico distante a la pasión de volar
La circulación del ácido en la heredad florida
El puente de cieno, las bridas del horizonte
Que se ciernen sobre la enorme marea en la encrucijada sin tiempo
El leviatán desde lejanas horas
Devorando el vidrio de la caligrafía, sus benditos perfumes
Todo más espeso que la eternidad de las víctimas
Tal vez los ellos, tal vez las letras en ese jarrón de flores
Atraviesen el sueño del barco perdido
Hasta el puerto todo carcasa en su comienzo marino
Abrazados en la ruta de los ritos
Eternidad de la inmovilidad parapetada
En el cielo delirante donde duerme
Llora, avanza, ama, se exilia lo exiliado de la verdad
Y se abriga el frío de las ardillas que se esconden
Como barco de papel ante la tempestad de las maderas
Nada tan evidente como la eternidad de las víctimas
Trasparente como la amenazadora belleza de la flor
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