In occasione del venticinquesimo anno di vita di Casa della poesia (nel 1996 furono presentati in pubblico per la prima volta il progetto e il primo festival internazionale “Lo spirito dei luoghi”), in collaborazione con il quotidiano salernitano La Città, che ci offre ospitalità, proporremo, ogni lunedì, un viaggio tra i poeti, le poesie, le lingue che nel corso degli anni abbiamo incontrato. Come scriveva Izet Sarajlić “anche i versi sono contenti quando la gente s’incontra”. E vogliamo proprio che questo spazio diventi un luogo di incontro, di scambio, di riflessione. Proporremo una piccolissima parte delle nostre esperienze offrendo attraverso la poesia, in questo momento buio della vita di tutti noi, speranza, sorrisi, sospiri, emozioni. Comporremo una sorta di diario di bordo poetico da offrire ad un pubblico che immaginiamo più ampio di quello abituale. Racconteremo storie, incontri magici, le gioie e i drammi della vita. Come scriveva Luis Cardoza y Aragon, “La poesia è la sola prova concreta dell’esistenza dell’uomo”.
Tra i tanti incontri che nel corso di questi venticinque anni hanno arricchito Casa della poesia e la nostra esperienza, certamente un momento particolare (ripetuto più volte) è stato ospitare Lawrence Ferlinghetti, una vera leggenda della nostra formazione culturale e poetica. Padre della beat-generation, poeta (indimenticabile successo planetario il suo A Coney Island of the Mind), editore-libraio (mitica la sua City Lights di San Francisco), eccellente pittore. Il suo nome denuncia le origini italiane e il conseguente amore per il nostro paese. La poesia scelta, quasi a commento della situazione attuale, è “Pietà per la nazione / Pity the Nation“, la traduzione è di Giada Diano, giovane e brillante ricercatrice italiana, biografa di Lawrence. Le foto documentano una passeggiata salernitana del maestro, la registrazione tratta dal nostro archivio. Continua il nostro viaggio nella storia di Casa della poesia, raccontando attraverso la poesia, incontri ed esperienze.
Lawrence Ferlinghetti
Pietà per la nazione
alla maniera di Khalil Gibran
Pietà per la nazione i cui uomini sono pecore
e i cui pastori sono guide cattive
Pietà per la nazione i cui leader sono bugiardi
i cui saggi sono messi a tacere
e i cui fanatici infestano le onde radio
Pietà per la nazione che non alza la propria voce
tranne che per lodare i conquistatori
e acclamare i prepotenti come eroi
e che aspira a comandare il mondo
con la forza e la tortura
Pietà per la nazione che non conosce
nessun’ altra lingua se non la propria
nessun’altra cultura se non la propria
Pietà per la nazione il cui fiato è danaro
e che dorme il sonno di quelli con la pancia troppo piena
Pietà per la nazione – oh, pietà per gli uomini
che permettono che i propri diritti vengano erosi
e le proprie libertà spazzate via
Patria mia, lacrime di te
dolce terra di libertà!
Traduzione: Giada Diano
Lawrence Ferlinghetti
Pity the nation
After Khalil Gibran
Pity the nation whose people are sheep
And whose shepherds mislead them
Pity the nation whose leaders are liars
Whose sages are silenced
And whose bigots haunt the airwaves
Pity the nation that raises not its voice
Except to praise conquerers
And acclaim the bully as hero
And aims to rule the world
By force and by torture
Pity the nation that knows
No other language but its own
And no other culture but its own
Pity the nation whose breath is money
And sleeps the sleep of the too well fed
Pity the nation oh pity the people
who allow their rights to erode
and their freedoms to be washed away
My country, tears of thee
Sweet land of liberty!
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