Anche questa settimana le due rubriche del lunedì “Casa della poesia incontra la Città” (e ringraziamo la redazione del quotidiano che ci ospita celebrando i 25 anni di Casa della poesia) e l’ormai storica “poesia della settimana” si fondono.
L’incontro con Amiri Baraka (1934-2013), al secolo Le Roi Jones, è stato uno dei più emozionanti ed importanti nel cammino di formazione di Casa della poesia. La sua capacità di stare sul palco in compagnia di musicisti jazz, di interagire con loro e con il pubblico, il “timing” della sua recitazione, i suoi versi infuocati, polemici, accusatori, incendiavano i luoghi dei suoi readings. Poeta icona della cultura e della rivendicazione politica, culturale degli afroamericani, le sue poesie fondono l’impegno civile con la passione per la musica nera. Negli ultimi anni, Baraka, “l’agitatore delle coscienze nere”, l’appassionato cultore e divulgatore della musica nera americana, mitico autore di quel “Popolo del blues”, bibbia degli appassionati, ha accentuato sempre più il suo feroce attacco al sistema capitalistico e affaristico americano, fino a diventare un vero e proprio “nemico” dell’establishment statunitense. Nato a Newark nel New Yersey, autore di molti libri di saggi, poesie, teatro e storia e critica della musica. Poeta guerriero, poeta jazz, poeta politico, leader del movimento nazionalista nero americano. È stato influenzato da musicisti come Ornette Coleman, John Coltrane, Thelonius Monk, e Sun Ra, dalla Rivoluzione Cubana, da Malcolm X e i movimenti rivoluzionari mondiali e ha a sua volta influenzato musicisti, scrittori e poeti degli ultimi decenni. Fondatore negli anni ’60 del Black Arts Movement ad Harlem, che divenne, nonostante la breve vita, il progetto virtuale di un nuovo teatro estetico americano. Amiri Baraka, allora prima di convertirsi all’Islam si chiamava ancora Le Roi Jones, è stato un nostro idolo, quando da ragazzi ci siamo imbattuti nel suo masterwork “Il popolo del blues”. È stata grande la gioia, dopo tanti anni, conoscerlo e avere l’onore di avere la sua amicizia e il piacere di ospitare Amiri e sua moglie Amina più volte nei progetti di Casa della poesia e anche in un reading concerto a Salerno (insieme a loro anche la famosa Sonia Sanchez) con un quartetto jazz con Gaspare Di Lieto, Aldo Vigorito, Alfonso Deidda e Gaetano Fasano) per produrre un jazz poetry reading che ha letteralmente acceso con parole e note la dolce notte mediterranea salernitana. La poesia scelta per questa rubrica è “La X è nera / The X Is Black” anch’essa di rivendicazione e di lotta.
Le foto in questa pagina sono di Andrea Pecchioli, la traduzione di Raffaella Marzano, la registrazione fa parte del programma “United State of Poetry”. Prosegue l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per una cultura libera, democratica, condivisa.
AMIRI BARAKA
La X è nera
se la bandiera si incendia
e una X ci brucia dentro
quella “x” è nera
e lascia
uno spazio vuoto
è in quello spazio
che viviamo noi
la nazione afroamericana
se la bandiera
si incendia e
e una X ci brucia dentro
le sole strisce sono
sulla nostra schiena
la sola stella
esplode libera
nel cielo del nord
non altro rosso
che il nostro sangue
niente bianco ma schiavisti
e klux in cappuccio
non altro blu
ma le nostre canzoni
se la bandiera si incendia
e una X
ci brucia dentro
quella X è nera
lo spazio che resta
è la nostra storia
ora un mistero
viviamo solo
dove non c’è bandiera
dove l’aria è funky
la musica
hot
dentro il buco
nell’anima americana
in quello spazio, quello spazio
vuoto di democrazia
viviamo noi
nei confini bruciati
di un simbolo devastato
X umani, schiavi X, sconosciuti, scorretti, cancellati
a moltiplicare la ricchezza di altri
se la bandiera
si incendia
e una X ci brucia dentro
quella X
credetemi,
è nera.
Traduzione: Raffaella Marzano
AMIRI BARAKA
The X Is Black
If the flag catch
fire, & an X
burn in, that X is Black
& leaves an
empty space. It
is that place
where we live
the Afro American
Nation
If the flag
catch afire
& an X burn in
the only stripes is
on our back
the only star
blow free
in the northen sky
no red but our
blood, no white
but slavers and Klux in robes
no blue
but our songs
If the flag catch fire
& an X
burn in
that X is black
& the space that is left
is our history
now a mystery
we only live
where the flag
is not
where the air is funky
the music
hot
inside the hole
in the American soul
that space, that place
empty of democracy
we live
inside the burned boundaries
of a wasted symbol
X humans, X slaves, unknown, incorrect
crossed out, multiplying the wealth of others
If the flag
catch fire
& an X burn in
that X
believe me,
is black.
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