La nuova “poesia della settimana” è dedicata ad un grande poeta, sceneggiatore, drammaturgo di Sarajevo, grande amico di Casa della poesia, Abdulah SIdran. Il testo scelto, tra i più famosi e significativi di Sidran, è “Perché affonda Venezia / Zašto tone Venecija“, scritto nel 1993 a Venezia nel corso della Biennale Cinema, dove era arrivato con mezzi di fortuna, durante la guerra e in pieno assedio, come sceneggiatore pluripremiato per film come “Ti ricordi di Dolly Bell?” (1981), “Papà… è in viaggio d’affari” (1985) di Emir Kusturica, regista con il quale ha rotto nel corso della guerra ogni sodalizio. Si può, come al solito leggere la poesia in traduzione, in lingua originale, ma soprattutto ascoltarla dalla straordinaria voce del poeta. La traduzione è di Silvio Ferrari, la registrazione effettuata a Casa della poesia nel 2005, al pianoforte a quattro mani, Renato Costarella e Maurizio Galdieri. Prosegue lìimpegno di Casa della poesia e di Potlatch per una cultura libera e condivisa.
ABDULAH SIDRAN
Perché affonda Venezia
a Peter Weir
Guardo il cielo sopra Venezia.
Niente è cambiato negli ultimi
sette miliardi di anni. Lassù, c’è Dio. È lui
che ha creato l’Universo, nell’universo sette miliardi
di mondi, in ogni mondo un’infinità di popoli, una
molteplicità di lingue, e una sola, una sola Venezia per uno.
I popoli li ha fatti diversi, sussurrando alle loro orecchie: “adesso
conoscetevi fra voi”. Una miriade di lingue gli ha dato, per fargliele imparare,
perché attraverso le lingue si conoscessero, gli uni dagli altri, e tutti,
in questo modo, diventassero più ricchi, e migliori. E ha dato Venezia come
ha dato gli uccelli e i pesci, perché gli uomini e i popoli credano
in Lui, meravigliandosi delle opere Sue.
Guardo il cielo sopra Venezia. Lassù e dappertutto,
c’è Dio. Uno. Che ha creato l’Universo, sette
miliardi di mondi nell’Universo, in ogni mondo molte
lingue e popoli, e una sola Venezia per uno. E un piccolo
popolo ha fatto, in uno dei mondi, su un territorio che chiamano
Europa, nella tribù degli Slavi del Sud. È qui il Confine,
La Bosnia. La Bosnia. La Bosnia. Si toccano qui, e si
combattono, la croce d’Oriente e la croce d’Occidente, nate da una sola Croce. Ma
il popolo bosniaco è mite. Per questo è stato toccato dalla mano della terza
Fede: in un solo Dio, che non è nato, né ha generato,
ed è Signore dei mondi, e sovrano del Giorno del Giudizio.
Guardo il cielo sopra Venezia. I Signori
della terra hanno deciso che il popolo bosniaco non c’è.
Venezia affonda. L’Europa affonda. Affonda la culla, con il bambino
che c’è dentro. Affondano i continenti. Affonda la rosa nel vaso
di vetro di Murano. Affonda Murano. Affonda la stanza dell’albergo,
e anche la Società dei poeti morti affonda. Perché non deve
esserci al mondo il popolo bosniaco? Fra i colori
– un colore, fra i profumi – un profumo di meno?
E perché al mondo non deve esserci – questa Venezia?
Fra i prodigi – un prodigio di meno?
Guardo il cielo sopra il mondo terrestre.
C’è una stella che, lungo un grande arco, precipita nell’abisso
dell’Universo. come se cadesse – in mezzo al Canal Grande.
Il mondo terrestre, tra i sette miliardi di mondi
cosmici, vuol restare più povero di un intero
popolo. Questa è l’intenzione dei Signori della Terra.
Nell’Universo, allora, precipita una stella. È per questo che
Venezia affonda. L’Universo sarà più povero – di un intero
mondo. È questa la volontà del Signore dei mondi.
Questa la volontà del sovrano del giorno del Giudizio.
(Venezia/Sarajevo, agosto/settembre 1993)
Traduzione: Silvio Ferrari
ABDULAH SIDRAN
Zašto tone Venecija
za Petera Weira
Gledam u nebo iznad Venecije.
Ništa se promijenilo nije, posljednjih
sedam milijardi godina. Gore, ima Bog. On
stvorio je Svemir, u Svemiru sedam milijardi
svjetova, u svakom svijetu bezbroj naroda, mnoštvo
jezika, i po jednu, jednu – Veneciju.
Narode stvorio različitim, na uho im šapnuo: «Sada
upoznajite jedni druge» Sijaset jezika dao, da ih uče,
jedni od drugih, kroz jezike da se upoznaju, i svi,
od toga – bivaju bogatiji, i bolji. Veneciju dao, kao
ticu i ribu što je dao, da ljudi i narodi vjeruju
u Njega – čudeći se Njegovim djelima.
Gledam u nebo iznad Venecije. Gore, i posvuda,
jeste – Bog. jedan. Što stvorio je Svemir, sedam
milijardi svjetova u Svemiru, u svakom svijetu puno
jezika i naroda, i po jednu Veneciju. I jedan malehni
narod dao, u jednome svijetu, na kopnu što ga zovu
Evropom, u plemenu Južnih Slavena. Tu je Granica.
Bosna. Bosna. Bosna. Dodiruju se tu, i tuku, Istočni
križ i Zapadni križ, od jednog Križa nastali. A
bošnjački narod je pitom. Zato prihvati ruku Treće
Vjere: u Jednoga Boga, Koji nije rođen, niti je rodio,
a Gospodar je svjetova, i Vladar sudnjega Dana.
Gledam u nebo iznad Venecije. Zemaljski su
gospodari namjerili da bošnjačkog naroda – nema.
Venecija tone. Evropa tone. Tone kolijevka, i dijete
u kolijevci tone. Kontinenti. Tone ruža u vazni
od stakla murano. Tone Murano. Hotelska soba tone,
i Društvo mrtvih pjesnika tone. Zašto ne treba
na svijetu da ima naroda bošnjačkog? Među bojama
– jedna boja, među mirisima – jedan miris manje?
Zašto ne treba na svijetu da ima – ova Venecija?
Među čudima – jedno čudo manje?
Gledam u nebo, iznad Zemaljskog svijeta.
Jedna se zvijezda, u dugome luku, ruši u bezdan
Svemira. Kao da pade – posred Kanala Grande.
Zemaljski svijet, među sedam milijardi vasionskih
svjetova, hoće da ostane siromašniji za cio jedan
narod. Takva je volja zemaljskih gospodara.
u Svemiru, tada, jedna zvijezda pada. zato tone
Venecija. Svemir bude siromašniji – za cio
jedan svijet. Takva je volja Gospodara svjetova.
Takva je volja Vladara sudnjeg Dana.
(Venecija/Sarajevo, avgust/septembar 1993)
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