La “poesia della settimana” non poteva non essere dedicata ad Abdulah Sidran, grande poeta ed amico appena scomparso. Poeta, famoso sceneggiatore (suoi i primi film di Emir Kusturica e anche “Il cerchio perfetto” di Ademir Kenović, presentato anni fa al Giffoni Film festival), drammaturgo, grande raccontatore di storie, aneddoti e battute fulminanti (della migliore tradizione sarajevese). Quella di Avdo (insieme a quelle di Izet Sarajlić, Josip Osti, Marko Vesovic e tanti altri), è stata la grande voce della Sarajevo sotto assedio e custode della vocazione interetnica e interreligiosa quella città. Abbracciamo la sua famiglia, la città di Sarajevo che lo amava, tutti gli amici che lo hanno conosciuto e apprezzato. Sidran è stato più volte ospite dei nostri progetti e anche della nostra Casa. Riposi in pace e nei nostri ricordi. In questa foto (di Salvatore Marrazzo) è sulle scale di Casa della poesia con Sinan Gudžević e il ritratto di Izet Sarajlić (di Mario Boccia) alle spalle. Lo ricordiamo riproponendo una delle sue poesie più famose, “Pianeta Sarajevo“, che potete come al solito leggere in traduzione, in lingua originale, ma soprattutto ascoltare dalla straordinaria voce del poeta. La traduzione è di Silvio Ferrari, la registrazione effettuata a Casa della poesia nel 2005, al pianoforte a quattro mani, Renato Costarella e Maurizio Galdieri. Prosegue l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per una cultura libera e condivisa.
Abdulah Sidran
Pianeta Sarajevo
(con il quartetto d’archi “La Morte e la ragazza” di Schubert)
Ascoltate
come respira
il pianeta Sarajevo
Ascoltate
come piange la Ragazza:
“Morte, non mi prendere!”
Quante volte
piangendo
abbiamo detto
le nostre ardenti preghiere per la pace?
Se ne infischia la Morte della lacrima della ragazza,
se ne infischia la Morte delle preghiere dell’uomo.
Ascoltate
come respira
il pianeta Sarajevo.
Guardate
come fiorisce
il pianeta Sarajevo!
Non sentite
come inesorabilmente scorre
il sangue nelle sue vene?
La gente, guarda, va
a curarsi i denti.
Alcuni, vedi, portano
i bambini a tagliarsi i capelli.
Guarda, la gente va
a comprarsi i giornali.
Quello, guarda,
alleva colombi!
Quello, guardalo,
non riesce a vivere
senza le parole crociate.
Guarda
come si muovono gli uomini
immersi nel lavoro!
Guarda come sono invecchiati
soltanto in una notte!
Cos’è che, tutt’a un tratto,
li ha resi tutti più belli?
Sul pianeta Sarajevo,
ho visto un uomo,
fuma la pipa – e si affretta!
Ho visto,
sul pianeta Sarajevo,
un uomo che mangia – e piange!
Ho visto una ragazzina
sul pianeta Sarajevo,
nel parco che non c’è,
raccoglie fiori – che non ci sono!
La morte è un solido falciatore,
è inutile la lacrima della ragazza,
è vana ogni
preghiera per la pace!
Nell’universo
– che si chiama Bosnia –
c’è una ragazzina,
con la mano che non ha,
raccoglie i fiori che non ci sono!
Questa non è guerra
– in guerra, dappertutto, ci sono dei fiori –
questa è Lotta dalle Origini!
Nella quale si battono due principi
– dalle Origini
fino al giorno del Giudizio –
il principio del Bene
e il principio del Male!
Possa non cessare mai
la lotta fra Bene e Male!
Può forse scomparire
dal mondo il Bene?
E la Ragazza
mettersi a baciare la mano
del Falciatore Mortifero?
Non sentite come piange:
”Morte, non mi prendere!”?
Non piangere ragazza,
non piangere, figlia bella!
Mai e poi mai
potrà cessare
la lotta fra Bene e Male.
(Sarajevo 1/2/1994)
Traduzione di Silvio Ferrari
Abdulah Sidran
Planeta Sarajevo
(uz Šubertov gudaèki kvartet «Smrt i djevojka»)
Poslušajte
kako diše
Planeta Sarajevo.
Poslušajte
kako plače Djevojka:
«Smrti, nemoj me uzeti!»
Koliko smo puta
plačući
kazivali
naše žarke molitve za mir?
Ne haje Smrt za djevojačkom suzom,
ne haje Smrt za ljudskom molitvom.
Poslušajte
kako diše
Planeta Sarajevo.
Pogledajte
kako svate
Planeta Sarajevo!
Čujete li
kako njenim žilama
krv neumitno kola?
Ljudi, eno, idu –
popravljaju zube.
Ljudi, eno, idu –
djecu vode na šišanje.
Eno, ljudi idu –
kupuju novine.
Onaj, vidi,
uzgaja golubove!
Onaj, pogledaj,
ne može da živi –
bez ukrštenih riječi.
Vidi
kako ljudi idu
zaneseni poslom!
Kako su samo
prekonoć ostarjeli!
Od čeg’ su se, tako naglo,
svi odreda – proljepšali?
Na Planeti Sarajevo,
vidio sam čovjeka –
puši lulu – i žuri!
Vidio sam,
na Planeti Sarajevo,
jedan čovjek jede – i plače!
Vidio sam djevojčicu,
na Planeti Sarajevo,
u parku kojeg nema,
bere cvijeće kojeg – nema!
Smrt je temeljan kosac,
zaludna je suza djevojačka,
uzaman je svaka
molitva za mir!
U svemiru,
– ime mu je Bosna –
djevojčica jedna,
rukom koje nema,
bere cvijeće kojeg nema!
Nije ovo rat
– u ratu, posvuda, ima cvijeća –
ovo je Borba od Iskona!
U njoj se biju dva načela
– od Iskona
do Sudnjega dana –
načelo Dobra
i načelo Zla!
Neka nikad ne prestane
između Zla i Dobra borba!
Zar da nestane
sa Svijeta Dobro?
Zar da Djevojka
u ruku ljubi
Kosca Smrtonosca?
Čujete li kako plače:
«Smrti, nemoj me uzeti!»?
Ne plači, djevojko,
ne plači, kćeri lijepa!
Nikad i nikad
prestati neće
između Zla i Dobra borba.
(Sarajevo, 1.2. 1994)
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