Torna dopo la pausa di ferragosto “la poesia della settimana” e questa volta è dedicata ad uno dei maggiori poeti brasiliani del Novecento, Carlos Drummond de Andrade. La poesia scelta è “José” con la traduzione realizzata da uno dei maggiori scritori italiani e prestigioso traduttore e conoscitore della letteratura di lingua portoghese, Antonio Tabucchi. Nel piccolo volume di traduzioni “Sentimento del mondo” pubblicato di Einaudi, Tabucchi scrive di Drummond «col coraggio di chi non ha paura della paura, egli passa ad avere paura della vita, del tempo e di ciò che non è più: e la sua paura, così reale e concreta, acquista una venatura metafisica e una smorfia che già non è più ironica né patetica come la lacrima del Pierrot triste; è una solenne malincolia, o se si vuole l’esperienza del dolore dell’uomo contemporaneo». Come al solito potete ascoltare la lettura del poeta e leggere il testo in originale e in traduzione. Prosegue l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per una cultura libera e condivisa.
Carlos Drummond de Andrade
José
E ora José?
La festa è finita,
la luce si è spenta,
la gente è partita,
la notte è ghiacciata,
e ora José?
e ora, che è di te?
di te che non hai nome,
che prendi in giro gli altri,
di te che fai versi,
che ami, protesti?
e ora José?
Sei senza una donna,
sei senza discorso,
senza tenerezza,
ora non puoi più bere,
non puoi più fumare,
non puoi neppure sputare,
la notte è ghiacciata
non è arrivato il giorno,
non è arrivato il tram,
non è arrivato il riso,
nemmeno l’utopia
e tutto e finito
e tutto è sfuggito
e tutto si è ammuffito,
e ora, José?
E ora, José?
La tua dolce parola,
la gola, la dieta,
il tuo istante di febbre,
la tua biblioteca,
il tuo giacimento d’oro,
il tuo vestito di vetro,
la tua incoerenza,
il tuo odio: e ora?
La chiave nella mano
Tenti di aprire la porta,
non esiste porta;
vuoi morire nel mare,
ma il mare è seccato:
vuoi ritornare a Minas,
Minas non c’è più.
José, e ora?
Magari tu gridassi,
magari tu piangessi,
magari tu suonassi
il valzer viennese,
magari tu dormissi,
magari ti stancassi,
magari tu morissi…
ma tu non muori,
tu sei duro, José
Sono nell’oscurità,
come un animale selvatico,
senza teogonia,
senza parete nuda
alla quale appoggiarti,
senza cavallo nero,
la gola e la dieta,
tu avanzi, José!
Verso dove, José?
Traduzione Antonio Tabucchi
Carlos Drummond de Andrade
José
E agora, José?
A festa acabou,
a luz apagou,
o povo sumiu,
a noite esfriou,
e agora, José?
e agora, Você?
Você que é sem nome,
que zomba dos outros,
Você que faz versos,
que ama, protesta?
e agora, José?
Está sem mulher,
está sem discurso,
está sem carinho,
já não pode beber,
já não pode fumar,
cuspir já não pode,
a noite esfriou,
o dia não veio,
o bonde não veio,
o riso não veio,
não veio a utopia
e tudo acabou
e tudo fugiu
e tudo mofou,
e agora, José?
E agora, José?
sua doce palavra,
seu instante de febre,
sua gula e jejum,
sua biblioteca,
sua lavra de ouro,
seu terno de vidro,
sua incoerência,
seu ódio, – e agora?
Com a chave na mão
quer abrir a porta,
não existe porta;
quer morrer no mar,
mas o mar secou;
quer ir para Minas,
Minas não há mais.
José, e agora?
Se você gritasse,
se você gemesse,
se você tocasse,
a valsa vienense,
se você dormisse,
se você cansasse,
se você morresse….
Mas você não morre,
você é duro, José!
Sozinho no escuro
qual bicho-do-mato,
sem teogonia,
sem parede nua
para se encostar,
sem cavalo preto
que fuja do galope,
você marcha, José!
José, para onde?
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