Pochi giorni fa ci è giunta la bellissima notizia dell’assegnazione in Spagna alla meravigliosa Francisca Aguirre del Premio Nacional de le Letras e quindi la poesia della settimana non poteva che essere dedicata a lei. “Com’è difficile… / Qué difícil resulta…” è la poesia scelta e come al solito trovate su questa pagina il testo originale, la traduzione e la lettura fatta dalla Aguirre. Figlia del pittore Lorenzo Aguirre, vittima della dittatura franchista, Francisca è una delle voci essenziali della generazione di poetesse spagnole nate e cresciute sotto il segno della guerra e della dittatura. La sua opera è attraversata dell’evento della Guerra Civile spagnola, dai temi dell’infanzia, da un frequente ricorso alla mitologia classica e da un’insistente e ostinata preservazione della memoria come strumento di salvezza di fronte all’ingiustizia dell’oblio ideologico ed esistenziale. La poesia è tratta dal libro “Paesaggi di carta” (Multimedia Edizioni) nella traduzione di Raffaella Marzano. E la Multimedia Edizioni, sempre con la traduzione di Raffaella Marzano, ha appena pubblicato la bellissima autobiografia poetica di Francisca Aguirre “Specchio, specchio“. La foto di copertina è di Salvatore Marrazzo. Prosegue l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per la diffusione e la condivisione della grande poesia internazionale.
Francisca Aguirre
A Ricardo Bellveser
Com’è difficile separare, uno ad uno, gli strati della cipolla.
Aderiscono uno all’altro con una tela sottile
che le unisce e congiunge in maniera tenace.
Quando cerchiamo di separarli,
le lacrime affluiscono agli occhi.
Così l’odio si incolla in modo indelebile a certi cuori
e risulta impossibile togliere questa membrana appiccicosa
dall’organo che la genera
e ne fa un vincolo con gli amanti della morte.
Non si lamenta per il suo destino la cipolla,
né la commuovono le nostre goffe lacrime.
Un cuore soffocato dall’odio,
avvolto dalla sua corazza trasparente,
non è altro che una cipolla al mercato,
un vegetale pronto a provocare lacrime.
Non importa la mano che lo sfiora:
lui non fa distinzioni, non gli competono,
ha un destino certo da compiere:
annientare la vita affinché sgorghi il pianto.
Non lamenta la sua sorte la cipolla né la lamenta l’odio.
Si compia, dunque, anche il nostro destino
e piangiamo con impotenza la disgrazia
di vedere come fioriscono le cipolle
fra le tristi mura della patria.
Traduzione: Raffaella Marzano
Francisca Aguirre
A Ricardo Bellveser
Qué difícil resulta separar, una a una, las capas de la cebolla.
Se adhieren entre sí con una fina telilla
que las unifica y conjunta de manera tenaz.
Cuando intentamos separarlas,
las lágrimas acuden a los ojos.
Así el odio se pega de manera indeleble a ciertos corazones
y resulta imposible retirar esa membrana pegajosa
del órgano que la genera
y hace de ella un vínculo con los enamorados de la muerte.
No lamenta su suerte la cebolla,
ni la conmueven nuestros torpes lágrimas.
Un corazón ahogado por el odio,
envuelto en su coraza transparente,
no es más que una cebolla en el mercado,
un vegetal dispuesto a provocar las lágrimas.
Da lo mismo la mano que lo roce:
él no hace distinciones, no le incumben,
tiene un destino cierto que cumplir:
aniquilar la vida para que brote el llanto.
No lamenta su suerte la cebolla ni la lamenta el odio.
Cumplamos, pues, también nuestro destino
y lloremos con impotencia la desgracia
de ver cómo florecen las cebollas
entre los tristes muros de la patria.
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