Quotidiana per Regina
Fatta di nuvole, una grande coperta azzurra con grandi, morbidi e bianchi fiocchi di lana. Ma volubile come il cielo di primavera percorso da improvvisi brividi neri o garrire di rondini. Fatta di nuvole che rapide attraversano lo specchio azzurro e inquieto degli occhi, tutto quello che non riesci a esprimere e resta compresso appena sotto lo sterno. Fatta di nuvole che minacciano tempesta e lampi e tuoni improvvisi attraversano le tue palpebre arrese alla stanchezza dei giorni che passano pesantemente uguali.
Che la musica improvvisa irrompa magari da una cascata di pentole male impilata o dal soprassalto del telefono che non progetta mai viaggi più lunghi di uno scatto o più loquaci di una segreteria telefonica che ripete lo stesso laconico messaggio “dopo il segnale acustico …”.
Dalla rete del letto che negli anni ha assunto l’inguaribile difetto di cigolare un po’ quando ti alzi, quasi un pigolio da canarino in gabbia, a cui ti lega un sentimento agre misto di affetto e rabbia.
Magari dal disordine copioso dei vocabolari che hanno inghiottito il mondo in ordine alfabetico e nascondono misteri musicali nei loro suoni nasali, separando con fitti muri di pagine body e nobody, nevermore e for ever.
O dalla teoria di occhiali passati in questi anni sul tuo naso solo per contornare le lentiggini e suggerire ai poeti che miopia dovrà rimare con la simpatia dei tuoi sorrisi ampi.
E che passa tra i cieli delle stanze o nei negozi, sui banconi dove tra peperoni e melanzane, la frutta di stagione e le patate spuntano sradicate piante di basilico salernitano, che profumano la mano e la sua ombra veloce e premurosa, e che passa attraverso le strade assolate della futura estate dove il sole filtra tra le persiane azzurrine riverberando marine profondità e dubbi audaci fino alla sponda sempre agognata del sonno fino a lasciare fuori di sè tutta l’arrogante stupidità del mondo.
E che passa attraverso i gesti rituali di chi si guarda allo specchio al mattino sapendo che tutto il caffè del mondo non basterà a svegliarlo, che tutta la musica del mondo sgorga lontana dalla fresca molestia dell’acqua di fontana, dalla quotidiana lista per la spesa.
E va come un aereo a reazione che lascia strascichi nel cielo a cui si sposa e va come la luce di una stella estinta milioni di anni fa e va col passo incerto dell’angelo custode che ha paura di spiegare le ali per non svegliare i bambini.
Quando l’inverno stringerà di nuovo forte le tue ossa tu dagli un bacio caldo e lui si scioglierà.
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