L’ultima “poesia della settimana” di maggio è dedicata ad un importantissimo poeta brasiliano, grande amico di Casa della poesia, che purtroppo ci ha lasciati qualche anno fa, Lêdo Ivo. La poesia scelta è “Ospizio Santa Leopoldina / Asilo Santa Leopoldina” e fa parte del libro “Illuminazioni” che abbiamo avuto l’onore di pubblicare. La traduzione è di Vera Lucia de Oliveira che ha anche curato per noi il libro. Bella e intensa la lettura dell’autore. La registrazione è stata realizzata a Casa della poesia nel 2002. Prosegue l’impegno di Casa della poesia e di Potlach per una cultura libera e condivisa.
Lêdo Ivo
Ospizio Santa Leopoldina
Tutti i giorni ritorno a Maceió.
Arrivo sulle navi scomparse, sui treni assetati,
sugli aerei ciechi che atterrano solo all’imbrunire.
Nei chiostri delle piazze bianche passeggiano granchi.
Fra le pietre delle strade scorrono fiumi di zucchero
che fluiscono dolcemente dai sacchi immagazzinati nel porto
e schiariscono il sangue vecchio degli assassinati.
Appena sbarco prendo la strada del manicomio.
Nella città in cui i miei antenati riposano in cimiteri marini
solo i matti della mia infanzia sono vivi e mi aspettano.
Tutti mi riconoscono e mi salutano con grugniti
e gesti osceni o chiassosi.
Vicino, nella caserma, la tromba che stride
separa il tramonto dalla notte stellata.
Languidi i matti danzano e cantano fra le inferriate.
Alleluia! Alleluia! Oltre la pietà
l’ordine del mondo risplende come una spada.
E il vento del mare oceano riempie i miei occhi di lacrime.
Traduzione di Vera Lucia de Oliveira
Lêdo Ivo
Asilo Santa Leopoldina
Todos os dias volto a Maceió.
Chego nos navios desaparecidos, nos trens sedentos,
nos aviões cegos que só aterrizam ao anoitecer.
Nos coretos das praças brancas passeiam caranguejos.
Entre as pedras das ruas escorrem rios de açúcar
fluindo docemente dos sacos armazenados nos trapiches
e clareiam o sangue velho dos assassinados.
Assim que desembarco tomo o caminho do hospício.
Na cidade em que meus ancestrais repousam em cemitérios marinhos
só os loucos de minha infância continuam vivos e à minha espera.
Todos me reconhecem e me saúdam com grunhidos
e gestos obscenos ou espalhafatosos.
Perto, no quartel, a corneta que chia
separa o pôr-do-sol da noite estrelada.
Os loucos langorosos dançam e cantam entre as grades.
Aleluia! Aleluia! Além da piedade
a ordem do mundo fulge como uma espada.
E o vento do mar oceano enche os meus olhos de lágrimas.
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