La poesia della settimana è dedicata ad un grande poeta e romanziera francofono, haitiano di nascita, René Depestre. Impegnato nella vita politica del suo paese, viene incarcerato e in seguito costretto a lasciare la sua isola natale a causa del regime dei Duvalier e partire in esilio tra Francia e Cuba a Casa de las Américas. Ha scritto delle sofferenze e delle umiliazioni dello schiavismo ed è stato considerato il poeta del meraviglioso incarnato, di un’infanzia del cuore, capace di mostrarci attraverso la poesia la possibilità di avvicinarci, con i sentimenti, alla reciproca fraternità. La poesia scelta è “Le ceneri di Toussaint Louverture / Les cendres de Toussaint Louverture”, dedicata al grande eroe e condottiero haitiano protagonista della liberazione e della costruzione della prima repubblica nera della storia. La traduzione è di Giancarlo Cavallo e nella pagina, come al solito, trovate traduzione, testo originale. Prosegue l’impegno di Potlatch e di Casa della poesia per una cultura libera, democratica, condivisa.
René Depestre
Le ceneri di Toussaint Louverture
Lo vediamo giorno e notte arrampicarsi
sulla palma della disperazione negra:
è lì che deposita l’uovo fresco della sua rivolta.
Attraversa il mare di ceneri
a volte come ciclone di fuoco nero
a volte come orgoglioso ramo d’ulivo.
Il suo destino inventa alberi da frutto
si fa quaderno di rabbia e di sogni
Arriva il suo corpo da schiavo
come un grido in una casa che dorme,
portatore nell’oceano di sventura nera
delle prime campane della guarigione.
La sua storia è piena di clorofilla
e polvere in barili: arriva
con parole in fiamme che sono
donne in piedi nella linfa degli alberi.
«Rovesciandomi, non si è abbattuto a Santo-
Domingo che il tronco dell’albero della libertà dei
Neri: ricrescerà dalle radici, perché
queste sono profonde e numerose.»
Dopo aver detto addio agli haitiani
fu dato alla neve del Giura
il tempo delle sue vecchie ossa in pasto:
il suo futuro si è fatto sale di calce viva
nella traiettoria della sua ultima luna.
Tra la sua strada persa fra le nevi
e il lutto sottozero dei suoi
ci sono i mesi di veglia d’armi;
c’è la cenere di un vecchio
che è uguale al sole che sorge
al fogliame del sangue nero.
Dal suo corpo estinto le ferite
causate dalla frusta bianca volarono via
come mani tenere di donne
all’incrocio dove l’orizzonte dei grandi alberi
raggiunge di sera il silenzio del mare.
Traduzione: Giancarlo Cavallo
René Depestre
Les cendres de Toussaint Louverture
On le voit jour et nuit grimper
au palmier du désespoir nègre :
il y dépose l’œuf frais de sa révolte.
Il traverse la mer de cendres
tantôt en cyclone de feu noir
tantôt en fier rameau d’olivier.
Son destin invente des arbres fruitiers
il se fait cahier de colère et de rêve
Son corps d’esclave arrive
comme un cri dans une maison qui dort,
porteur dans l’océan du malheur noir
des premières cloches de la guérison.
Son histoire est pleine de chlorophylle
et de poudre en barils : il arrive
avec des mots en flammes qui sont
des femmes debout dans la sève des arbres.
« En me renversant, on n’a abattu à Saint-
Domingue que le tronc de l’arbre de la liberté des
Noirs : il repoussera par les racines, parce que
celles-ci sont profondes et nombreuses. »
Après sa parole d’adieu aux Haïtiens
on donna à la neige du Jura
le temps de ses vieux os en pâture :
son avenir se fait sel de chaux vive
dans la trajectoire de sa dernière lune.
Entre son chemin perdu dans les neiges
et le deuil au-dessous de zéro des siens
il y a les mois de veillée d’armes ;
il y a la cendre d’un vieil homme
qui se fait l’égal du soleil levant
au feuillage du sang noir.
De son corps éteint les blessures
dues au fouet blanc s’envolèrent
comme des mains tendres de femmes
au carrefour où l’horizon des grands arbres
rejoint au soir le silence de la mer.
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