In questo momento così difficile di isolamento necessario e forzato, di perdita di identità di gruppo, proviamo almeno virtualmente a mantenere insieme la nostra piccola comunità offrendo contenuti nuovi e significativi dal nostro grande archivio. Tutta la “famiglia” di Casa della poesia (poeti, operatori culturali, amici, lettori, appassionati e la redazione di Potlatch) si stringe in un abbraccio virtuale che trova nella poesia una forma di resistenza, di riflessione, di consolazione, d’amore, di aiuto, di lotta e di speranza. Dall’eremo di Casa della poesia, in questa rubrica “la poesia che ci salva”, non poteva mancare un nostro grande amore Jorge Enrique Adoum, uno dei primi grandi poeti latinoamericani ad aderire al progetto di Casa della poesia, con “Le vite comunicanti / Las vidas comunicantes“. Augurandoci di venir fuori presto da questo incubo, invitiamo come farebbe Izet Sarajlic a stare insieme, uniti e a passeggiare almeno in una poesia.
Jorge Enrique Adoum
Le vite comunicanti
andò al lavoro con il sapore della malanotte
il capo lo trattò da comunista e negro
mangiò un panino al prosciutto sottilissimo
tornò all’ufficio carcere o canile
parparlò di che per cosa con chi
scrisse le stesse lettere di ieri per un qualche giorno
andò in banca a mendicare una giacca due mesi medicine
lo maltrattarono sui trasporti pubblici
e avanzò a piedi sotto la pioggia fitta
però lei lo chiamò la notte e gli lesse il suo scritto
“andò al lavoro maltravagliato dalla malanotte
fu preso a calci in faccia dal suo capo
mangiò un panino di vuoti e vuoto
tornò bue involontario al mattatoio
parlò di tutto e nulla con uno e con nessuno
scrisse lettere di altri per altri altri
in banca lo trattarono da terzo mondo
nei trasporti pubblici nessuno parlava con qualcuno
attraversò quella notte la vita sotto la luna piena
e preparò la festa della carne doppia
(questa è anche un’autentunica verità di poesia)”
allora seppe lui che sempre era stato
un pocoautore di tutte le sue poesie
*
fece il letto che aveva rivoltato la notte
lavò le tazze della magra colazione
passò l’aspirapolvere di stracci per la casa
lavò la camicia le calze i fazzoletti
preparò il pranzo per sopramorire il pomeriggio
lavò i piatti le posate inservibili
cucì bottoni ai pantaloni languidi
prese tempo per fare compere per fare da mangiare
e lavò le casseruole del già vissuto
però lui la chiamò quella notte e le lesse il suo scritto:
“rifece il letto che disfece la notte
lavò nelle tazze i sorsi gli sbadigli
aspirò la polvere delle cose della casa
lavò l’odore di entrambi incollato sulla sua camicia
fu regina una mattina almeno nella cucina?
prolungò nella tavola le scadenze quotidiane
lavò nelle casseruole i resti di futuro
mise alcuni bottoni in mancanza di monete
andò alla macelleria chiesa pulita
e preparò la doppia festa della carne
(anche questa è unicautentica veritàdura di poesia)”
allora ella seppe che sempre era stata
un pocoautrice di tutte le sue poesie
Traduzione: Raffaella Marzano
Jorge Enrique Adoum
Las vidas comunicantes
fue a trabajar con sabor a malanoche
el jefe lo trató como a comunista y negro
se comió un sandwich de jamón flaquísimo
volvió a la oficina cárcel o perrera
hablabló de qué para qué con quiénes
escribió las mismas cartas de ayer para algún día
fue al banco a mendigar un saco dos meses medicinas
lo maltrataron en los transportes públicos
y avanzó a pie bajo la lluvia espesa
pero ella lo llamó en la noche y le leyó lo escrito
“fue al trabajo maltrabajado por la malanoche
recibió en la cara jazos de su jefe
se comió un sandwich de huecos y vacío
volvió buey involuntario al matarreses
habló de todo y nada con uno y con ninguno
escribió cartas de otros para otros otros
en el banco lo trataron como al tercer mundo
en los transportes públicos nadie hablaba con alguien
cruzó esta noche la vida bajo la luna llena
y preparó la fiesta de la carne doble
(esto es también autentiúnica verdad de poesía)”
entonces supo él que siempre había sido
un pocoautor de todos sus poemas
*
hizo la cama que revolvió la noche
lavó las tazas del desayuno flaco
pasó el aspirador de un trapo por la casa
lavó la camisa las medias los pañuelos
preparó el almuerzo para sobremorir la tarde
lavó los platos los cubiertos inservibles
cosió botones en los pantalones lánguidos
hizo tiempo para hacer compras para hacer comida
y lavó las cacerolas de lo ya vivido
pero él la llamó esa noche y le leyó lo escrito:
“rehizo la cama que deshizo la noche
lavó en las tazas los sorbos los bostezos
aspiró el polvo de las cosas de la casa
lavó el olor de ambosdós pegado a su camisa
¿fue reina una mañana siquiera en la cocina?
prolongó en la mesa los plazos cotidianos
lavó en las cacerolas los restos de futuro
le puso unos botones a falta de monedas
fue a la carnicería iglesia limpia
y preparó la doble fiesta de la carne
(esto es también unicauténtica verdadura de poesía)”
entonces ella supo que siempre había sido
un pocoautora de todos sus poemas)
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