La poesia della settimana è dedicata al nostro caro Izet Sarajlić, uno dei maggiori poeti europei del secondo Novecento, presidente onorario di Casa della poesia, amico fraterno di Alfonso Gatto, cittadino onorario della città di Salerno, grande cantore della Sarejevo città dell’amore e poi della città martire. Proprio in questi giorni la Multimedia Edizioni ha pubblicato quel piccolo “miracolo” che è il “Libro degli addii“, il testamento poetico di Sarajlić, tradotto da Sinan Gudžević e Raffaella Marzano (che avevano già tradotto l’ampia antologia “Qualcuno ha suonato“) e curato da Casa della poesia. In questa pagina pubblichiamo una vecchia poesia scritta nel 1968 dal titolo “Cerco una strada per il mio nome / Tražim ulicu za svoje ime“. Come al solito pubblichiamo la poesia in traduzione, in originale e con la bella lettura dell’autore realizzata nel corso di Napolipoesia nel 2001. Le fotografie sono del caro amico Mario Boccia. Prosegue l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per una cultura libera, democratica, diffusa, condivisa.
Izet Sarajlić
Cerco una strada per il mio nome
Passeggio per la città della nostra giovinezza
e cerco una strada per il mio nome.
Le strade ampie, rumorose le lascio ai grandi della storia.
Cosa stavo facendo mentre si faceva la storia?
Semplicemente ti amavo.
Cerco una strada piccola, semplice, quotidiana,
lungo la quale, inosservati dalla gente,
possiamo passeggiare anche dopo la morte.
Non importa se non ha molto verde,
e neanche propri uccelli.
È importante che in essa possano trovare rifugio
sia l’uomo che il cane in fuga dalla battuta di caccia.
Sarebbe bello che fosse lastricata di pietra,
ma tutto sommato questa non è la cosa più importante.
La cosa più importante è
che nella strada con il mio nome
a nessuno capiti mai una disgrazia.
(1968)
Traduzione di Sinan Gudžević e Raffaella Marzano
Izet Sarajlić
Tražim ulicu za svoje ime
Šetam gradom naše mladosti
i tražim ulicu za svoje ime.
Velike, bucne ulice – njih prepuštam velikanima istorije.
Dok je istoria tramala šta sam ja radio?
Prosto tebe volio.
Malu ulicu tražim, obicnu, svakodnevnu,
kojom se, neopaženi od svijeta,
možemo profetati i poslije smrti.
U pocetku ona ne mora imati mnogo zelenila,
cak ni svoje ptice.
Važno je da u njoj, bježeci pred hajkom,
uvijek mognu da se salone i covjek i pas.
Bilo bi lijepo da bude poplocana,
ali, na kraju, ni to nije ono najvažnije.
Najažnije je to
da u ulici s mojim imenom
nikada nikog ne radesi nesreca.
(1968)